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Fondazione Monsignor Del-Pietro

 

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Le prime organizzazioni operaie in Canton Ticino

A cura di: Alberto Gandolla

A lungo il Ticino è una terra povera, in cui l’agricoltura e la pastorizia costituiscono l’attività principale. Le prime piccole società di operai, basate sulla solidarietà e sul mutuo soccorso, sorgono verso la metà dell'Ottocento. E’ la costruzione della ferrovia del San Gottardo, inaugurata nel 1882,  che contribuisce a cambiare l’economia del cantone: l’agricoltura inizia a declinare - rimane importante fino agli anni Trenta del XX secolo - nascono alcune prime fabbriche, il turismo e altri servizi nei centri. Nella prima fase di organizzazione l'associazionismo operaio in Canton Ticino (primi sindacati: tipografi, ferrovieri, muratori, scalpellini, …) è opera degli immigrati italiani e degli emigrati ticinesi, che all'estero vengono a conoscere realtà sociali più avanzate.

Alla fine dell’Ottocento si formano i primi sindacati di ispirazione socialista e nel 1902 si costituisce la Camera del Lavoro (CdL). Quest’ultima associazione due anni dopo è riconosciuta ufficialmente dallo Stato, e con le sue  federazioni  di fatto esercita fino alla metà degli anni Trenta un ruolo di monopolio nel mondo del lavoro. Importante il ruolo di Guglielmo Canevascini, segretario della CdL dal 1907 al 1922 e poi consigliere di Stato socialista (dal 1922 al 1959).

Le prime organizzazioni cristiano-sociali

L'appello dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII  (1891) perché i cristiani, condannato il liberalismo e il socialismo, si impegnino nel campo sociale a costituire dei sindacati cristiano-sociali lascia per un po' di tempo indifferente il mondo cattolico ticinese, affaccendato (e diviso al suo interno) soprattutto in questioni partitiche e politiche. Nel 1902 si costituisce un Circolo cantonale di studi politico-sociali, che rappresenta il primo tentativo di un'azione coordinata dei cattolici nel campo sociale e, a partire da quell’anno,  iniziano poi a formarsi le prime Leghe Operaie Cattoliche (LOC) soprattutto nel Locarnese e nel Bellinzonese, per opera di don Carlo Roggero (1868-1938,) e di don Luigi Simona (1874-1968).

Don Simona (il “padre” del movimento cristiano-sociale ticinese ) nel 1906 fonda a Locarno un piccolo primo segretariato operaio stabile, che stampa anche il mensile Bollettino del Bureau Popolare; l’anno seguente il bollettino si rafforza e diventa il quindicinale La Gazzetta del Lavoratore, organo delle LOC, delle Leghe agricole e del segretariato. Il movimento leghista non riesce però a espandersi veramente e mantiene soprattutto un carattere morale-religioso, tipico del popolarismo interclassista cattolico del tempo; vi è però un primo interessante tentativo di  prendere le difese dei lavoratori in nome della fede cristiana.

La fondazione dell'OCST

Durante la guerra la situazione dei lavoratori peggiora notevolmente in tutta la Svizzera, e nel novembre 1918 vi è anche un importante sciopero generale di tre giorni nei principali centri svizzeri. Anche per il Ticino il 1918 è un anno caldo, e nel mese di luglio vi è un breve ma sentito sciopero generale a Lugano. I  dirigenti del movimento cristiano-sociale, pur condividendo le varie rivendicazioni operaie, sia a livello nazionale che a livello cantonale non osano partecipare ai conflitti sociali (giudicati spesso di carattere “rivoluzionario”). 

Sempre nel 1918 a Bellinzona si forma un piccolo gruppo di operai cristiano-sociali - fra i presenti Francesco Masina (1886-1966) uno dei futuri dirigenti del sindacato - e si capisce l’importanza di passare alla fondazioni di veri sindacati di categoria.  Nel 1919 a livello Svizzero si costituisce la Federazione dei Sindacati Cristiano-Sociali e nel canton Ticino nasce ufficialmente l'OCST, con un’assemblea del 18 maggio, che si dà i suoi statuti il 16 novembre a Bellinzona. Sua rivista è Il Lavoro, che inizia la sua pubblicazione nel 1920. Primi segretari sono Fridolino Oeschger, dal 1920 al 1924, e Pio Meyer, dal 1925 al 1928; venuti da fuori dal Ticino, complice il ristagno economico di quel tempo, alcune incomprensioni interne e il monopolio socialista nel mondo del lavoro, hanno vita difficile.

L'OCST negli anni '20  non riesce dunque ad aumentare in modo significativo il suo numero di iscritti e  mantiene soprattutto un carattere mutualistico; nel 1927 Il Lavoro è costretto a cessare la sua pubblicazione, per favorire il nuovo Giornale del Popolo.

La ripresa degli anni Trenta, grazie a don Del Pietro (1906-1977)

Importante per l'OCST è la decisione del vescovo di Lugano mons. Aurelio Bacciarini di affidarne la direzione a don Luigi Del Pietro, che diventa segretario dell'Organizzazione il 1. settembre 1929. Del-Pietro grazie al suo grande carisma e sempre molto fedele all’insegnamento sociale della Chiesa, riesce a rifondare e rilanciare il sindacato, che deve lottare contro l’ostilità dei sindacati di area socialista e anche contro buona parte del padronato (pure di area cattolica) e del mondo “benpensante”.

Gli anni Trenta sono caratterizzati dalla grande crisi economica, che colpisce il Ticino in maniera forte e provoca migliaia di disoccupati.  Nel 1933 riprende la pubblicazione de Il Lavoro e viene aperta la Casa del Popola a Lugano, nuova e più grande sede del sindacato (in precedenza il piccolo ufficio era situato in via Cattedrale 4) . L'OCST alla fine degli anni '30 raggiunge dal punto di vista numerico la Camera del Lavoro e diventa poi il sindacato più rappresentativo in Ticino.

Il sindacato cristiano-sociale si sviluppa grandemente, sotto l’impulso di don Del-Pietro, costituisce numerosi servizi (cassa-malati, cassa-disoccupazione, cassa soccorso e prestiti, consulenza legale, segretariati femminili e agricolo, le colonie marittime e montane Leone XIII, …) e si radica  in modo capillare sul territorio, grazie alla progressiva apertura di  sedi regionali (Chiasso, Bellinzona, Mendrisio, ecc.). In quegli anni Del-Pietro sceglie e si circonda delle persone che saranno a lungo i suoi principali collaboratori: Giovanni De-Giorgi (1911-95), Gianni Nessi (1914-2005), Angelo Pellegrini (1916-93), Agostino Bernasconi (1914-51), Vittorio Toriani (1915-90), ecc. . Negli anni Trenta don Del-Pietro seguendo le direttive del magistero della Chiesa, si entusiasma per il modello corporativo cattolico, un progetto sociale inteso a superare la questione sociale eliminando la lotta di classe e cercando la collaborazione fra capitale e lavoro.

Questo progetto rimane però sulla carta e non riesce a concretizzarsi in casi precisi, e sarà poi abbandonato dopo la metà degli anni Quaranta; da notare comunque che a partire dal 1937 – per iniziativa del sindacato dei metallurgici e orologiai (FOMO) aderente all’USS – in Svizzera iniziano a diffondersi i collettivi basati sulla pace del lavoro. Paradossalmente proprio a partire dalla seconda metà degli anni ’30 l’OCST, guidata da Del-Pietro, comincia a organizzare degli scioperi anche importanti, quando il caso lo esige.

La seconda guerra mondiale (1939-45)

La guerra inaugura un periodo difficile anche per i lavoratori svizzeri, le tensioni non mancano, non vi è una pace sociale assoluta ma vi sono anche alcuni duri scioperi. Nell’autunno del 1940, per iniziativa di Del-Pietro, nasce la Comunità sindacale ticinese (CST), interessante momento di collaborazione concreta con la Camera del Lavoro su singole questioni (CCL, assicurazione cassa-disoccupazione, ecc.). A partire dal 1943 riprende un forte attivismo sindacale, impegnato ad assicurare una migliore protezione del lavoro in vari campi. Segno di questo è il fatto che alla fine del 1944 il parlamento  accetta un messaggio governativo e riconosce finalmente l’OCST, che ottiene un sussidio governativo e l’eguaglianza di trattamento con la CdL. Nei due ultimi anni di guerra importante anche l’aiuto e l’accoglienza che il movimento cristiano-sociale, insieme ad altre forze, dà a molti rifugiati antifascisti italiani. Da segnalare anche la partecipazione sindacale alla generosa “Azione aiuto alla popolazione dell’Alta Italia”, coordinata dalla Caritas diocesana e diretta da Francesco Masina.

Gli anni del boom economico (1950-inizio anni 70)

L’immediato dopoguerra è un altro momento delicato, e pur mantenendo un ideale di sindacalismo di collaborazione e pacificazione, i dirigenti dell’OCST devono condurre molte agitazioni; riprendono dei contrasti, a volte anche duri, con i sindacati legati alla CdL. A partire dagli anni Cinquanta si sviluppa un certo boom economico (lo sviluppo di alcune industrie, l’espansione dell'edilizia, del turismo e dei servizi) anche nel nostro cantone: il Canton Ticino entra nella modernità. Con l'abbondanza dei posti di lavoro, l'installarsi dei ticinesi nel terziario e l'arrivo di molti immigrati nel secondario, l'attività sindacale perde un po' di vivacità. I contratti collettivi si generalizzano in molte professioni. L'OCST aumenta notevolmente di aderenti grazie anche alla sindacalizzazione di molti frontalieri. Si consolidano le istituzioni e i  servizi del sindacato; grazie anche alla pressione dei sindacati si sviluppa lo Stato sociale. Alcune persone aderenti al sindacato cristiano-sociale - continuando una pratica iniziata a partire dal 1936 - si impegnano pure a livello di politica cantonale, ricoprendo anche cariche importanti. Il sindacato si impegna molto nella lotta a favore del miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori stranieri, e contro le tendenze xenofobe che  appaiono un po’ in tutta la Svizzera.

La crisi degli anni '70

Proprio negli ultimi anni favorevoli dal punto di vista della crescita economica, l’OCST procede a un importante trasloco: la sua nuova sede è inaugurata nel 1971 in via Balestra 19, sempre a Lugano. Con la crisi economica (1973-75) svanisce l'illusione di un benessere perpetuo e ci si rende conto della gravità anche dei problemi ambientali. Aumenta la disoccupazione, che viene in gran parte esportata (la grande parte dei lavoratori licenziati sono esteri).  Inizia una certa disoccupazione anche per impiegati e docenti ticinesi. Si rafforzano le idee neoconservatrici e del «meno stato»; si verifica una crisi dello Stato sociale. Nel 1977 muore mons. Luigi Del-Pietro, leader indiscusso del movimento cristiano-sociale per quasi 50 anni e grande protagonista della storia ticinese del Novecento.

Gli anni '80

Ci si accorge dei grandi cambiamenti territoriali avvenuti negli ultimi anni: ormai la maggior parte dei ticinesi vive nei quattro agglomerati del cantone; le valli si sono spopolate.
Nel campo economico il Canton Ticino sembra in grado di diventare una regione aperta, di far parte di una nuova realtà transfrontaliera, con interessanti potenzialità nelle industrie e nei servizi. Contemporaneamente sono però rilevate fasce di nuova povertà.
Anche i sindacati ticinesi sono confrontati con dei nuovi grossi temi: nuove tecnologie, flessibilità del lavoro, terziarizzazione crescente, rafforzamento del mercato unico europeo, ecc.; inoltre esistono anche vari problemi sociali (i nuovi poveri, i rifugiati, la xenofobia già iniziata nel decennio precedente, ecc.).
L'OCST tiene il congresso nel 1987, con il motto: rinnovare la solidarietà - costruire la giustizia - con un sindacato che si fa movimento. Meinrado Robbiani diventa segretario cantonale, al posto di Angelo Pellegrini.

I cambiamenti della fine del XX secolo

Anche il Ticino inizia a sentire gli effetti della globalizzazione. Vi è una ristrutturazione, una tendenza alla deregolamentazione, una crisi del lavoro e anche nel nostro cantone aumenta la disoccupazione. Varie industrie tradizionali vanno in crisi e la chiusura  della Monteforno (1994) rappresenta il caso più grave.
Gli ultimi anni del XX secolo portano nuove e gravi sfide al movimento sindacale: profondi mutamenti territoriali, sociali ed economici; fine del fordismo, nuove tecnologie, mondializzazione dell'economia, crisi del lavoro, ecc. Gli anni Novanta sono caratterizzati da una profonda crisi (trasformazione) economica con frequenti fusioni tra grandi ditte per conquistare sempre più nuovi mercati; la disoccupazione colpisce particolarmente il Ticino, che agli inizi del '96,'97 e '98 registra punte di oltre 15mila senza lavoro reali.

L'OCST con i congressi del 1991 e del 1996 cerca di mettere a punto nuove strategie e proposte sindacali, una linea per far fronte ai nuovi problemi. Il sindacato cristiano-sociale si batte contro la deregolamentazione e l'esclusione sociale, si pronuncia a favore di una nuova solidarietà e della necessità di un ostinato dialogo tra partner per un rinnovato patto sociale. La Svizzera decide di non entrare nello Spazio economico europeo, ma nuove prospettive iniziano poi con la firma degli accordi bilaterali  (1999).

Questioni attuali all’inizio del nuovo secolo

Siamo ormai in piena globalizzazione. Finisce la storica collaborazione con la cassa malati CSS.  Il sindacato, tramite anche i suoi congressi del 2000, 2005 e 2010, deve ristrutturarsi, riprogettare il suo cammino e far fronte alle nuove situazioni: nuovi impegni, un  forte impulso nel settore della vendita, lotta contro il lavoro atipico e precario, lotta e impegno contro la disoccupazione e la “riorganizzazione” dei servizi pubblici, ecc. La responsabilità sociale dell’impresa e dell’economia, insieme al primato del lavoro, vengono fortemente ribaditi. Il Ticino, regione di frontiera, deve reagire contro gli effetti negativi degli accordi bilaterali. L’OCST anche in questi difficili tempi ribadisce la centralità del lavoro, la sua volontà di dialogo sociale e di forte difesa e mobilitazione dei lavoratori.

A cura di: Alberto Gandolla

 

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