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Fondazione Monsignor Del-Pietro

Antologia di scritti inediti presentati da Romano Broggini

Armando Dadò Editore (1979)

Premessa

Mons. Luigi Del Pietro fu certamente una fra quelle rare personalità che segnarono la storia del nostro Cantone nell’ultimo cinquantennio. Ma, accogliendo l'invito della direttiva dell'Organizzazione cristiano sociale ticinese di ricordarlo in occasione del primo congresso cantonale, tenuto lui assente, vien subito una riflessione che condiziona ogni successiva iniziativa.

Quella di essere, oggi, ancor troppo vicini alla Sua scomparsa per scrivere senza essere influenzati da giudizi diretti e personali di lavorare su materiali non ancora del tutto esplorati e infine di subire l'influsso di fatti e passioni vissuti in prima persona.

Ma se questa riflessione induce a rinviare l'impegno, due successive considerazioni giungono a decidermi in senso opposto. Dapprima quella di poter raccogliere di prima mano una documentazione che, fra qualche anno, sarà scomparsa e di fissarla quale contributo a ricerche future, quella inoltre di portare una testimonianza diretta, e per quanto possibile imparziale, del fascino che questa persona emanava, una testimonianza concreta di un giudizio che una persona che lo conobbe, si fece su di lui.

Certo tutto questo e materiale grezzo, a disposizione di chi fra anni vorrà elaborare giudizi più spassionati e complete ma avrà almeno il pregio di attestare la aperta disponibilità di contribuire a una elaborazione futura, disponibilità che nasce - e già lo si è capito - da un contatto franco e cordiale, che si e sviluppato per oltre vent'anni.

Ho conosciuto da vicino Don Del Pietro (così l'ho sempre chiamato e direttamente e con gli amici) attorno al 1950. Mi son trovato spesso d'accordo con lui in discussioni: anzi talvolta gomito a gomito nel difendere posizioni che credevamo giuste in prevedibili minoranze, altre volte su posizioni antitetiche e talvolta polemiche, senza che mai – anche nella durezza dei contrasti - venisse meno, da parte mia, la stima per lo studioso, il lottatore, e soprattutto per il lavoratore.

Condizioni particolari di lavoro e la naturale curiosità mi portarono a seguire l'attività di questo e di altri sacerdoti nella non lunga ma complessa vicenda delta vita cantonale ticinese nell'ultimo secolo e non nasconderò che il fascino primo delta figura di Don Del Pietro nasceva per me nella Sua capacita di lavoro per un ideale.

Non l'ho mai incontrato in una discussione senza ch’egli dimostrasse una completa conoscenza degli atti preparatori sottopostigli, non l'ho mai sentito improvvisare un giudizio senza una documentazione precisa e concreta. Potevano differire le conclusioni, potevano essere interpretati diversamente i fatti, potevano essere disposti diversamente gli accenti o i chiaroscuri, ma sulle “cose” ci si trovava sempre d'accordo.

Io mi chiedevo spesso donde gli venisse questa forza iniziale: lo seppi quando da lui stesso, provato dai primi malanni, ebbi qualche confidenza sulla vita quotidiana, sul suo modo di lavorare. Le ebbi, motto amichevolmente, perché aveva il dubbio che il mio “metodo” non fosse gran che diverso dal suo ed avrebbe voluto che le sue esperienze servissero per correggere gli altri. Gli rispondevo, un po' per celia, che non sapevo di aver incontrato un “sindacalista” che ancora credesse che “la storia fosse maestra di vita”. Ma se la storia non sembra essere maestra di vita, almeno la cronaca d'una vita potrà esser specchio della storia, e non solo della nostra storia locale. Per questo, lungi dal voler stendere una monografia, ho scelto la forma d'una introduzione ad una serie di scritti inediti che ho raccolto cercando di fissare le direttive principali di un pensiero che ebbe nel Ticino particolare incidenza concreta.

La scelta di inediti limitava la messe ma permetteva di fissare con maggior evidenza la genesi d'un pensiero che è ben ancorato al contesto religioso degli anni fra il 1925 e il 1930, ad un'epoca che, anche da noi, non e stata ancora indagata con pazienza ed umiltà. Questa raccolta di scritti è poi completata da alcuni esempi pure inediti che serviranno a integrare il panorama in settori di solito meno osservati: quelli del predicatore formato sulla tradizione ottocentesca, del sacerdote che guarda alle vocazioni con l'acutezza del sociologo, dell'uomo di Chiesa che vede nell'uomo il “ministro della religione”, del leventinese che celebra la fedeltà della sua valle alla Chiesa.

Altri testi ed altri documenti sarebbero stati preziosi sussidi ma la limitatezza dell'assunto sconsigliò di riprodurli. Si cercherà di ricordarli, almeno, nelle pagine che seguono: pegno di un ricordo affettuoso e non perituro.

Romano Broggini